Se stai crescendo i tuoi figli bilingui o vuoi intraprendere questo percorso, inevitabilmente ti sarai interrogato sul ruolo di accento e grammatica.
Spesso siamo portati a credere che se non conosciamo una lingua perfettamente o non abbiamo un accento da madrelingua, è inutile portare una lingua “sbagliata” nella vita dei nostri bambini.
Ma sarà vero?
Valuta le alternative al bilinguismo in famiglia.
Nella mia esperienza di consulente di bilinguismo mi è capitato che qualche genitore desiderasse portare il bilinguismo nella vita dei suoi figli, ma non si sentisse all’altezza perché magari la sua seconda lingua era a un livello poco più che scolare.
In questi casi, però, la mia risposta è: “Ma quali alternative hai al bilinguismo in famiglia?”
In realtà alternative ce ne sono, ma è bene valutarle attentamente.
Una scuola bilingue, ad esempio, è un’esperienza scolastica e non affettiva, oltre ad essere quasi sempre un notevole impegno economico, non sempre accessibile a tutti. Detto ciò, ognuno di noi può valutare se ha senso questo tipo di investimento quando l’unico obiettivo è crescere il proprio bambino bilingue.
Una tata che parla inglese è un’altra opzione. Ma riusciresti ad affrontare questo impegno sul lungo periodo? Perché un lungo periodo di tata madrelingua inglese serve davvero a poco. Per diventare bilingue un bambino ha bisogno di constanza e di continua esposizione alla lingua.
Quindi, queste alternative sono sicuramente da considerare, ma, siamo sicuri che noi genitori non potremmo essere un’altra opzione o un’opzione a supporto molto valida per introdurre una seconda lingua nella vita dei nostri figli?
Non è il livello linguistico quello che conta, ma la volontà!
Infatti non importa il livello linguistico del genitore o della tata non madrelingua, ma è la volontà di introdurre una seconda lingua nella vita dei nostri figli. Il fatto che desideriamo crescere i nostri bambini bilingui conta molto di più delle nostre capacità linguistiche.
Bilingui, infatti, non si diventa grazie alla perfezione linguistica, ma grazie all’esposizione costante nel tempo alla seconda lingua.
Per fare un esempio pratico: quando un genitore vuole insegnare a suo figlio come preparare dei cibi in cucina, non ha bisogno di essere un grande chef, ma può farlo anche semplicemente sapendo spadellare un pochino. Nulla gli vieta di insegnargli a cucinare anche se, in realtà, sbaglia alcuni passaggi o non li esegue con la manualità di un professionista.
Nonostante le sue carenze, però, sta comunque trasferendo tanto a suo figlio perché gli sta dando le basi per muoversi in cucina fin da giovanissimo. Questo è un grande beneficio: crescendo il figlio avrà tantissime altre opportunità per sviluppare e migliorare le sue capacità ai fornelli e riuscirà a sfruttarle così bene proprio perché ha acquisito le prime basi da piccolo… e poi, chissà, potrà anche diventare un grande chef.
Ecco, questo concetto del “dare le basi”, del “insegnargli come muoversi” funziona anche per le lingue.
La capacità di apprendimento dei bambini è molto duttile.
Non sarà certo la nostra imperfezione grammaticale o il nostro accento non madrelingua che influenzeranno per sempre la capacità linguistica di nostro figlio. Noi gli stiamo dando le basi che poi lui svilupperà.
Infatti, quando un bambino impara anche la lingua madre, ci impiega degli anni di esposizione continua per acquisirla e parlarla in modo corretto. Funziona esattamente anche per la seconda lingua. Gli input di accento e grammatica non arrivano mai solo da noi genitori che scegliamo di portare il bilinguismo nella vita quotidiana della nostra famiglia. Ci saranno i cartoni animati e la tv in lingua, che avranno un ruolo importante se accompagnati dall’uso della lingua in casa; ci saranno i viaggi all’estero e i contatti con persone madrelingua, anche una au-pair, che la famiglia deciderà di frequentare; ci sarà la possibilità di leggere libri in lingua e molto altro ancora. Un’infinità di variabili e opportunità, insomma, che aiuteranno il nostro bimbo a sviluppare la sua conoscenza linguistica, il suo accento e la sua grammatica.
L’apprendimento di una lingua è una questione di stile di vita.
Quindi, per ricapitolare: ricorda che i bambini imparano una lingua, anche la seconda lingua, in modo molto plastico, soprattutto se la imparano da piccolini. Non hanno ancora una struttura di regole linguistiche entro cui stare, per cui le sviluppano pian piano, anche al di là del microcosmo bimbo-genitore o bimbo-baby sitter o bimbo-nonno a secondo di chi si vorrà cimentare nel portare la seconda lingua nella sua vita.
L’importante sarà, però, che una volta che ci siamo presi l’impegno, lo portiamo avanti con costanza e continuità oltre che fargli “respirare” un lifestyle bilingue, sia con la tv, che con i libri, che con progetti più grandi.
Così il loro apprendimento linguistico si evolverà notevolmente.
L’unica cosa che potrebbe capitare, semmai, facendo un percorso in cui è il genitore che porta la seconda lingua nella vita del bambino, è che quando questo crescerà, potrebbe sviluppare delle capacità linguistiche nella seconda lingua superiori a quelle del genitore. In questo caso arriveremo a un punto di scambio incredibile dove anche il genitore avrà la possibilità di imparare dal figlio.
Il bilinguismo è per tutti!
Quindi sì, tutti possiamo portare il bilinguismo nelle nostre case. Ovviamente ognuno lo farà con tecniche e modalità e strategie diverse, che dipendono dal livello linguistico dell’adulto, ma anche dalle abitudini familiari. L’importante sarà che, se decidiamo di intraprendere questo percorso, dovremo imparare a metterci in discussione a livello linguistico, per crescere e per poter stare poi al passo coi bambini, che invece ad un certo punto “prenderanno il volo”. E sarà straordinario riuscire a “prendere il volo” insieme a loro.
Col mio Metodo allegraLu, infatti, aiuto i genitori anche a sviluppare la seconda lingua per rimanere al passo con i bambini.
Resta evidente, comunque, che nella vita del bambini, qualsiasi sia la scelta linguistica del genitore, è fondamentale che ci sia sempre almeno una figura che parla una lingua in modo ricco e completo.
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