Il METODO DANESE per educare i bambini: introduzione al mondo HYGGE

Cos’è il metodo danese?

Prima di addentrarci nel metodo danese partiamo da una premessa fondamentale.

Il sogno di tutte le mamme è vedere il proprio bambino felice, ma:

  • si può educare alla serenità?
  • si può insegnare ad essere delle persone che si formano all’insegna della felicità?
  • esiste un sistema educativo e comportamentale per affrontare la vita e le fasi dell’infanzia con questa positività?

Il nuovo metodo danese per educare i bambini alla felicità a scuola e in famiglia” di Jessica Joelle Alexander è il libro che ho appena finito di leggere. Molto interessante perché introduce e sviluppa un modello educativo che possiamo scegliere di adottare per i nostri bambini e fa riflettere sul ruolo di noi genitori come “figure empatiche”.

Ma facciamo un passo indietro.

Il metodo danese è uno approccio, o meglio una vera filosofia di vita nata in Danimarca e applicata con successo, non solo in tutto il paese, ma anche esportata quale esempio di modello pedagogico vincente. La Danimarca si distingue infatti per essere uno tra i paesi più felici.

Si potrebbe definire una “ricetta” per rendere i nostri figli più liberi, consapevoli della fiducia in se stessi e nella comunità che li circonda, rispettosi della autenticità delle loro emozioni, in una parola: più felici.

Il metodo danese come stile di vita HYGGE

Cos’è lo style HYGGE?
Il suo nome nasce dalla nazione di origine: la Danimarca. Il modo di vivere HYGGE è infatti protagonista nelle famiglie e nelle scuole di questa penisola del Nord Europa.

La caratteristica del modello danese è quella di abbracciare il senso dello stare bene insieme. Non rappresenta una dottrina da insegnare quanto piuttosto l’arte della condivisione dei vari momenti caratteristici della crescita di un bambino nel rispetto di alcune linee guida.

Questo spiega perché la suddetta filosofia di vita sia adottata nel sistema scolastico e sposata poi nella quotidianità. Un punto di forza del modello danese è proprio incentrato sullo sharing dei principi fondanti da parte dell’intera comunità, rendendolo così efficace, completo e incisivo.

HYGGE è il termine specifico per sintetizzare lo stile di vita a cui fa appello questo sistema educativo orientato all’arte dello stare bene assieme.
Allora vivere HYGGE significa creare dei momenti del “noi” e non del “me”, vuol dire generare un senso di comunità, entrare in contatto con gli altri anche attraverso l’intimità, senza nutrire vergogna o sfogare malignità.

L’immagine che mi richiama alla mente è un’attività di team building non circoscritta a colleghi di lavoro, ma in grado di abbracciare l’intera comunità, con la conseguente attivazione di legami stretti e autentici.
Il sostantivo HYGGE si può tradurre in “un’atmosfera sociale” connotata da veri e propri elementi fisici culturali oltre che dal senso di appartenenza.
La luce, le candele, la convivialità, le tradizioni culinarie, l’approccio al cibo e alle bevande che la contraddistinguono.

Per riassumere il metodo danese non è semplicemente un sistema educativo da applicare a scuola, ma un approccio comportamentale da far permeare nel tessuto quotidiano e sociale dei bambini e dei loro genitori. Un percorso per vivere appagati e crescere i figli felici.

Se ti appassiona l’argomento vieni a vedere il video dedicato alle 8 regole per essere buoni genitori.

Educare i bambini alla felicità a scuola e nella vita

Cosa rende i nostri figli dei bambini felici?
Voglio partire da un episodio della mia infanzia avvenuto tra le mura scolastiche per riflettere sui suggerimenti che derivano dal metodo danese.

Alle elementari avevo una maestra di matematica che mi faceva odiare la materia, nel senso che ero convinta di non avere proprio i neuroni per poterla capire! Le verifiche erano condotte facendoci mettere delle vere barricate intorno ai banchi in modo da non copiare. Era permesso andare in corridoio solo al temine del compito in classe. Tutto ciò agiva sul senso di competizione (con l’effetto “vediamo chi finisce prima”) e non alimentava di certo il supporto e il mutuo soccorso.
Io ero terrorizzata da quell’approccio e per cinque anni in corridoio non ci sono mai andata.
Il disagio generato non fu mai esternato alla maestra, la mia ansia, il senso di inadeguatezza e la profonda insicurezza nel sentirmi “inferiore” ai miei compagni.

Mancava completamente l’ascolto dell’anima empatica.

Ecco, questo metodo pedagogico è diametralmente opposto a quello danese, riassunto con l’acronimo PARENT per sottolineare quanto sia determinante il ruolo e l’atteggiamento sereno e rilassato dei genitori.

La scuola è solo uno dei tanti ambienti dove applicare il sistema educativo che in realtà abbraccia tutte le fasi della quotidianità, quindi anche la famiglia, gli amici, la società.
L’insegnamento scolastico dato dalla conoscenza delle materie non è l’unico elemento rilevante e viene affiancato allo sviluppo di altre doti specifiche nel bambino.

Vivere felici con il gioco

A questo punto ti starai chiedendo quale sia il segreto della felicità.
La chiave è il gioco libero.

Attraverso questa attività il bambino si forma, si sfoga, si sviluppa, impara a gestire le varie prove e ad affrontare le sue paure.

Giocare è uno dei principi di ispirazione del metodo danese PARENT che si traduce in:

  • Play (gioco)
  • Authenticity (autenticità)
  • Reframing (ristrutturazione degli aspetti negativi)
  • Empathy (empatia)
  • No ultimatum (niente ultimatum)
  • Togetherness (intimità)

Quanto influenziamo i nostri bambini con le scelte che facciamo?

Da genitore mi interrogo sul mio atteggiamento e sulle scelte che faccio per mio figlio. Me lo domando sin dai tempi della gravidanza.
Mi chiedo quanto le mie reazioni possano influenzare, inibire, ostacolare o favorire la crescita del bambino.
Il messaggio che “porto a casa” dal libro di Jessica Joelle Alexander è contenuto in quattro macro aree:

  • fiducia
  • empatia
  • sincerità
  • coraggio

Li trovo suggerimenti utili che fanno bene alla mamma, al papà e al bambino.

Fiducia

Concetto chiave a cui si arriva attraverso l’autostima. Quest’ultima, come già accennato, è determinata dal gioco libero, dalla possibilità di sperimentare, provare, testare. I bambini respirano la nostra ansia, quindi cerchiamo di allontanare quello che ci fa paura, spesso i pericoli sono dei problemi nostri e non loro. Così facendo evitiamo di addossare le sensazioni negative ai piccoli.
Indubbiamente utile assegnare ai figli dei compiti da svolgere ad esempio riordinare una stanza o preparare la tavola, questo li sprona a portare rispetto per il posto in cui si trovano.
Un punto che mi ha fatto davvero riflettere è la “premiazione”.

Che atteggiamenti vanno premiati? Anziché lodarli per i voti che prendono è più costruttivo riconoscere il valore della gentilezza, della collaborazione che mostrano e gratificare questi gesti.

Empatia

Come creare un buon clima dove i bambini possano sperimentare?

Grazie all’empatia gettiamo le basi per un ambiente sano, dove nessuno viene giudicato, ma solo visto, preso in considerazione, ascoltato e coinvolto in modo da nutrire naturalmente un senso di appartenenza.
Prendo spunto dalla mia esperienza “traumatica” di ragazzina della scuola primaria per sottolineare quanto possa rivelarsi importante imparare a leggere se stessi e gli altri, dare ascolto alle proprie sensazioni e ai sentimenti.
Sempre per merito di un tessuto empatico in cui gli adulti allevano i bambini si trasmette l’onestà emotiva e non il perseguimento della perfezione.

Sincerità

Questo aspetto interviene in modo incisivo sul clima di serenità. Significa far conoscere la verità su tutto ai bambini. Anche su argomenti spesso ritenuti sconvenienti come la morte o il sesso. Questo spinge a diventare più consapevoli, aiuta a crescere resilienti e sereni e in qualche modo più in sintonia con la propria persona.
Qui si mette in gioco la capacità degli adulti di relazionarsi ai propri figli senza tabù curando la comunicazione. Scopri i consigli per crescere un figlio che parla con i genitori.

Coraggio

Nel metodo danese si allena il coraggio di sbagliare senza avere timore del giudizio. Si coltiva l’attitudine a provare, arrischiare, sperimentare e rimettersi in gioco sempre. Così facendo concediamo a noi stessi la possibilità di imparare dai nostri errori e di crescere. Ti suggerisco il video dove affronto il tema “Perché i bambini devono sbagliare“.

La natura di questo approccio costruttivo è senz’altro emozionante e conduce al successo in termini di qualità del percorso svolto e non come sinonimo di perfezione.

Lo stile di vita proposto porta a crescere dei bambini felici, alimenta il loro coinvolgimento nella comunità sentendosi parte attiva e agevolando di conseguenza il progressivo abbattimento degli atti di bullismo.

Ma questo capitolo è così ampio e delicato che desidero affrontarlo più approfonditamente in un’altra puntata.

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☀️ #allegralu

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